Vita alla Fondazione
Si è svolta sabato 14 dicembre nella sala che custodisce l’effige del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime la presentazione del libro di Roberto Italo Zanini Natuzza Evolo - Come Bibbia per i semplici Edizioni San Paolo 2013.
All’incontro era presente in qualità di relatore Mons. Luigi Renzo vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea e Gianfranco Marcelli vice-direttore di Avvenire che ha fatto da moderatore alla manifestazione.
All’autore del libro, giornalista a Roma presso la redazione cultura di Avvenire e autore di diversi lavori ormai tradotti in numerose lingue, abbiamo chiesto con quale spirito, con quali sentimenti si è avvicinato alla figura di Natuzza Evolo?
"Con spirito di grande umiltà e di attenzione al mistero. Natuzza è un personaggio così grande e straordinario che di fronte a lei non puoi fare a meno di sentirti piccolo piccolo. Allo stesso tempo, appena ti avvicini un poco di più, si percepisce tutta la sua capacità di accogliere come solo sa fare una mamma. Ecco, si può dire che mi sono avvicinato a Natuzza piccolo piccolo e mi sono lasciato accogliere dalle sue braccia di mamma".
Ci spiega perché questo sottotitolo: Come Bibbia per i semplici?
"Il titolo è uscito a conclusione di un lungo scambio di idee con l'editore. Sul tavolo c'erano una serie di suggestioni e di idee. La pedagogia di Natuzza; la sua capacità di condurti al Vangelo; la capacità di prenderti per mano e di avvicinarti alle realtà ultime facendoti comprendere che sono cosa di tutti i giorni; la semplicità del suo dialogo con Dio e la Madonna; la naturalezza nell'aprire una finestra sul mondo spirituale rendendolo visibile e accessibile a ciascuno; la sua capacità di riversare la Misericordia divina sul mondo intero; la capacità, incredibile per un'analfabeta, di parlare con tutti senza mai dire nulla che non fosse riferibile ai testi biblici... Non solo, tutto questo e molto altro ancora Natuzza lo portava inciso nel suo corpo, lo rendeva visibile attraverso di esso, senza vergogna, senza nascondimenti, lasciandosi sfogliare... come Bibbia per i semplici, appunto".
Nel libro ha dichiarato che Natuzza è un caso unico nella storia della Chiesa. Ci chiarisce questa affermazione?
"La storia della Chiesa è ricchissima di straordinarie vicende di santità. Fare una classifica sarebbe certamente sbagliato. Ognuno ha le sue caratteristiche e insieme costituiscono la molteplicità dei carismi di cui ci parla San Paolo. Io stesso ho letto e ho scritto di molti santi. Tutti presentano il fascino irresistibile proprio di coloro che già su questa terra contemplano il volto del Signore. Tanti hanno avuto le stigmate; tanti hanno sofferto i patimenti di Gesù sul Calvario; tanti hanno parlato con gli angeli; alcuni anche con i defunti; molti hanno avuto fenomeni di levitazione e bilocazione; tutti hanno ottenuto l'intervento miracolo del Signore sugli uomini... Si può però agevolmente dire che nessuno ha avuto tutti questi doni insieme. Soprattutto nessuno ha avuto il dono dell'emografia e delle piaghe sul corpo che assumevano la forma di immagini sacre. Se tutto questo si unisce al fatto che Natuzza era moglie e mamma di cinque figli e, grazie all'esplicito aiuto di Gesù e della Madonna, ha accolto centinaia di persone ogni giorno senza mai far mancare nulla alla propria famiglia, non si può non convenire che si tratti di un caso straordinario e unico nella storia della Chiesa e dell'umanità intera".
Nonostante si pubblichino più libri, ognuno di essi lascia nell’autore sempre un segno, una peculiarità. Cosa le ha donato questo sulla mistica calabrese?
"Tutto quello che ho già detto, un gran numero di amici in Calabria e non solo, la gioia di potermi recare in ogni momento a Paravati sentendomi accolto come amico e come figlio. Soprattutto mi ha rafforzato e confermato nella certezza che la mia vita non si chiuderà in questo suo passaggio terreno e che quello che viene dopo è davvero meritevole di essere desiderato".
Pur non avendo conosciuta personalmente Natuzza, nell’opera traspare un suo grande coinvolgimento emotivo. È solo un’impressione del lettore, oppure c’è qualcosa di veritiero in questo?
"Abbiamo fatto prima un lunghissimo elenco di doni e carismi che appartenevano a Natuzza e non credo sia difficile comprendere che se anche non ci siamo mai incontrati fisicamente è come se lei si fosse fatta viva e presente nella mia vita".
L’esperienza di vita di Natuzza Evolo è molto differente rispetto a quella di Santa Giuseppina Bakhita, la religiosa sudanese canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000, citata più volte nel libro. Eppure c’è qualcosa che accomuna le due figure, vero?
"L'umiltà. Il sentirsi sempre nelle mani di Dio. Il non voler altro che essere nelle mani di Dio. Il vivere e il parlare accettando con semplicità di essere un tramite di Dio per gli uomini. E poi erano entrambe analfabete, entrambe hanno avuto un'infanzia durissima, entrambe sono state incomprese nella loro difficile scelta per Dio, entrambe vengono dal Sud del mondo e sono poste come esempio al mondo, entrambe sono donne e hanno nella famiglia un ideale da diffondere".
Ci descrive con una sola parola Natuzza Evolo? Potremmo dire che l’imprimatur che la contraddistingue è…?
"L'accoglienza".
Secondo lei, che eredità lascia Natuzza all’Uomo di oggi?
"La certezza che per quanto possa essere grande la nostra solitudine, il dolore, la disperazione, per quanto possa essere terribile il nostro peccato e profondo il dirupo in cui siamo caduti ci è sufficiente alzare gli occhi al cielo, "verso Gesù e la Madonna", per sentirsi accolti".
Una folla di pellegrini, la maggior parte di essa appartenente ai Cenacoli di preghiera, è intervenuta domenica 10 novembre al ventesimo anniversario dell’arrivo della statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.
Era il 13 novembre del 1993 quando l’effige incisa dallo scalpellino del maestro Diego Kostner giunse a Paravati. Così come allora la pioggia ha fatto da cornice alla celebrazione eucaristica, accompagnando la manifestazione religiosa in sordina fino ad aspettarne la conclusione, per poi dare spazio a tutta la sua irruenza.
Alla S. Messa, presieduta dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Mons. Luigi Renzo, era presente quest’anno lo scultore che venti anni addietro ha creato l’immagine tanto cara a Mamma Natuzza.
M° Diego Kostner cosa l’ha colpita dei tanti doni e aspetti della vita di Natuzza?
Mi ha colpito la sua semplicità e l’amore verso il prossimo. In modo particolare la disponibilità ad aiutare gente in difficoltà, appoggiandosi alla sua grande fede nella Madonna ed a Gesù.
Che impressione ha avuto venendo a Paravati e scoprendo la realtà della Fondazione?
Mi ha impressionato il grande lavoro svolto dai volontari nella Fondazione e soprattutto durante la processione e la messa in occasione dell’anniversario dell’arrivo della Madonna a Paravati. Vedendo l’impegno svolto nella realizzazione della chiesa si intuisce la grande forza data da Natuzza alla Fondazione stessa.
Nella sua carriera di scultore ha costruito diverse statue. Ce ne sono altre con queste
caratteristiche e che sensazione le ha fatto avere precise istruzioni da parte di Natuzza?
Nel mio lavoro di scultore di arte sacra ho certamente scolpito tante statue per chiese in tutto il mondo. La Madonna di Paravati è unica, perché l’ho scolpita dopo aver ricevuto precise istruzioni da parte di Natuzza. A quel tempo non conoscevo la vita religiosa di Natuzza, per cui non ho realizzato subito l’importanza del lavoro.
Ha assistito alla celebrazione eucaristica del 10 novembre e alle migliaia di pellegrini che si rivolgono con fiducia al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Ha potuto notare quindi l’attaccamento di questi fedeli e la venerazione nei confronti della sua opera che rappresenta la Vergine Maria. Cosa prova?
Un grande onore ed orgoglio ad essere stato scelto a scolpire la Madonna per Paravati.